Tunisia: esplode la rabbia dei giovani

e la Polizia spara sulla folla

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. M U R P H Y
     
    .

    User deleted


    Nel centro di Tunisi si spara

    Raffiche di mitra dalle auto della polizia, spari dalle ambulanze e cecchini sui tetti nel centro di Tunisi; schierati mezzi dell'esercito. Blindato l'hotel dei giornalisti. Gli italiani rientrati dalla Tunisia raccontano il caos e la paura; La Farnesina in contatto con i vettori per piu' aerei e piu' navi per il rimpatrio dei connazionali.


    Militari si dispongono in strada nel centro di Tunisi questa sera

    Tunisi, 16-01-2011

    La Tunisia sta lottando con tutte le sue forze per non finire nel baratro del caos, mentre a Tunisi oggi si e' sparato per ore e l'esercito ha circondato il palazzo presidenziale di Cartagine dove asserragliati uomini della Guardia presidenziale, fedeli a Ben Ali.

    Tenta di resistere la Tunisia dei civili che si sono organizzati per l'autodifesa dalle bande armate che imperversano in tutto il paese, sparando e organizzando rapine e saccheggi. Tenta di resistere la Tunisia delle istituzioni, che vuole salvare il Paese nel rispetto della Costituzione ma sa che gli e' rimasto davvero poco tempo per frenare la deriva con un governo di unita' nazionale, unica riposta politica possibile alla profonda crisi in cui in pochi giorni e' caduto il Paese. E vuole resistere soprattutto la Tunisia di quel movimento che in queste settimane si e' formato dal basso, innescato si' dal gesto estremo del giovane Mohammed che si e' dato fuoco a Sidi Bouzid, e alimentato si' dall'esasperazione di tanti giovani disoccupati come lui, ma che si e' trasformato ben presto in movimento per la liberta', la dignita' della nazione e la fine della dittatura.

    Le forze sane delle istituzioni e quelle dell'opposizione stanno da ieri cercando una mediazione per definire la lista dei ministri del governo di unita' nazionale. Si sperava in un annuncio gia' oggi, ma si dovra' attendere domani. Troppo tardi? Veniva da chiederselo, mentre Avenue Bourghiba si trasformava in un campo di battaglia tra quelli che molti ritengono i miliziani delle forze di sicurezza di Ben Ali da una parte ed esercito e polizia dall'altra. Con giornalisti rimasti fuori degli hotel che cercavano riparo e i blindati che percorrevano il viale, davanti a quel ministero dell'interno dove probabilmente si trova ancora in arresto il capo della sicurezza di Ben Ali, il generale Ali Seriati, vero leader delle milizie in rivolta. Ma veniva soprattutto da chiederselo alla notizia dell'attacco di stasera al Palazzo di Cartagine.

    Non vi sara' "alcuna tolleranza" nei confronti di chi semina il caos, ha detto stasera il primo ministro Mohammed Ghannouchi parlando alla tv di Stato. "Abbiamo arrestato un gran numero di bande criminali che cercano di seminare il caos - ha aggiunto - Le forze dell'ordine, l'esercito, la polizia e la guardia nazionale stanno facendo un lavoro enorme per garantire la sicurezza della nazione e dei cittadini". Ma non ha voluto dire, Gannouchi, se i criminali di cui parlava siano proprio gli uomini di Seriati, che domani comparira' davanti ai giudici per rispondere incitamento alla violenza e minaccia alla sicurezza nazionale. "Non posso sostituirmi alla Giustizia ..", ha detto.

    Insomma, e' la legalita' che deve vincere. Anche per questo si sta cercando di fare piazza pulita del regime di Ben Ali arrestando componenti dell'odiato clan della moglie Leila. Oggi e' finito in manette Murad Trabelsi, cognato dell'ex presidente, all'indomani della morte di un nipote della ex firsta lady, Imed, pugnalato alcuni giorni fa.

    E la legalita' deve vincere sul piano politico. Questa e' la scommessa del Partito Democratico Progressista di Nejib Chebbi, il leader piu' in vista dell'opposizione, che nel 2009 tento' inutilmente di candidarsi alle presidenziali. Proprio mentre lui era impegnato nella mediazione politica per la formazione del nuovo governo, la polizia fermava un taxi carico di armi davanti alla sede del Pdp, sparando colpi in aria e compiendo arresti.

    Il problema della sicurezza e' un incubo non solo per i tunisini, ma anche per gli stranieri che vivono in Tunisia o che stanno cercando di lasciare il Paese. Da oggi piu' voli e anche navi sono a disposizione degli italiani che preferiscono rientrare in patria. Resta difficile la situazione del Circo Bellucci, un centinaio di persone bambini inclusi bloccato a Sfax.

    Ma la Tunisia guarda stasera alla battaglia di Cartagine, che potrebbe segnare una svolta nei rapporti di forza fra i fedelissimi di Ben Ali e quell'esercito che si era rifiutato di sparare sulla folla.


    Rainews24.it
     
    .
  2. M U R P H Y
     
    .

    User deleted


    Tunisia, primo giorno del nuovo governo e subito crisi: dimettono 5 ministri

    Nuovi scontri a Tunisi. Leila fuggita col tesoro: depositi per 500 milioni di euro e una tonnellata e mezza d’oro



    TUNISI (18 gennaio) - Nel primo giorno della Tunisia post-Ben Ali, dopo l'annuncio ieri del governo di unità nazionale, gli animi sono ancora accesi nel Paese: in tarda mattinata il centro di Tunisi è stato nuovamente teatro di una manifestazione di protesta con centinaia di persone che hanno marciato lungo la centrale avenue Bourguiba fino a quando la polizia è intervenuta massiccia e ha disperso la folla sparando lacrimogeni. Intanto, il maggiore sindacato del Paese, l'Ugtt, che ha avuto un ruolo chiave nella destituzione di Ben Ali, ha detto che non intende riconoscere il nuovo esecutivo, subito dopo è arrivata la notizia delle dimissioni dei tre rappresentanti dell'Ugtt dal governo di transizione. In Egitto è morto un giovane disoccupato dopo essersi dato alle fiamme.

    Anche il movimento Ettajdid (centro-sinistra) ha lasciato il governo tunisino. Prima di rassegnare le dimissioni Ahmed Ibrahim, nominato ieri ministro dell'Insegnamento superiore e della Ricerca scientifica, ha chiesto le dimissioni di tutti i ministri facenti parte del Rcd, il partito politico dell'ex presidente Ben Ali ed il blocco dei movimenti finanziari. Ettajdid (Rinnovamento), è uscito da una costola dell'ex Partito comunista tunisino.

    Il quinto ministro dimissionario è l'ex sindacalista Taieb Baccouch, titolare del dicastero dell'istruzione. L'ex segretario generale del principale sindacato, l'Ugtt, è ora presidente dell'Istituto arabo per i diritti umani.

    La ex premiere dame di Tunisia, Leila Trabelsi, non potrà godersi la cerimonia di inaugurazione del lussuoso centro commerciale che aveva voluto sorgesse sul boulevard Maometto V di Tunisi. Aveva messo sotto schiaffo architetti e capomastri. Sperava di trarne, in tempi brevi, profitti. Per sé e per i suoi. Anche se si sarebbe trattato di roba da argent de poche in grado di far lievitare solo in maniera impercettibile il totale dei depositi per cinquecento milioni di euro disseminati in molte delle banche di Parigi, Malta e Dubai, cui va sommata la tonnellata e mezzo di oro sottratta all’ultimo minuto alla banca centrale di Tunisi.

    Il far da sé ha sempre esercitato un fascino irresistibile su Leila Trabelsi che sognando di succedere un giorno al marito, Zine Ben Alì, si comportava come “delfina” provando ad allargare la ragnatela di relazioni che aiutano a rendere saldo il potere.

    Non che mostrarsi serena, volitiva e cortese le costasse molta fatica. La coppia Trabelsi-Ben Ali non aveva davvero preoccupazioni di natura economica, né pensava che ci fosse una qualche concorrenza in agguato. Da cupola della «semi-mafia» tunisina - secondo una definizione di un diplomatico francese - pensava che anche le ricchezze ostentate potessero affascinare il popolo dei bisognosi. Quello che c’era da nascondere finiva con regolarità su conti correnti stranieri.

    Il dovuto riserbo proteggeva l’esistenza di più di un buen retiro in Costa azzurra o a Courchevel tra le montagne francesi. Emissari compravano appartamenti di grande prestigio in Argentina e a Parigi.

    Quando si ruba a man bassa mostrarsi generosi costa assai poco. Il regalo di nozze di una delle figlie di Ben Ali molto ha gratificato lo sposo Sakr el Materi che prima si è visto consegnare la Ennaki, che importa auto di lusso e poi ha assunto il ruolo di boss nel porto de La Goulette.

    Né dal dramma finanziario della Tunisia è stato difficile trarre vantaggio quando nel 2000 il Fondo mondiale impose le privatizzazioni. Per lanciarsi nel businnes la coppia regina non troppo ha faticato a trovare risorse. A favorire la concessione di crediti avrebbe provveduto un altro dei generi del presidente collocato al vertice della Banca centrale. Le mani sono state messe, così, sulla Assabah e altre banche, su compagnie aeree e trasporti ampliando i confini della «ditta» che già con la Charrago gestiva una catena di alberghi e rastrellava danaro sul terreno dei consumi popolari attraverso i grandi supermercati come Monoprix e Carrefour.

    La famiglia deve essere stata una delle ossessioni del presidente deposto e signora. Leila ha voluto che almeno i parenti più prossimi potessero disporre di confortevoli nidi. Preferibilmente a Ghammar il sobborgo riservato a ricchi e arricchiti dove di ville ne ha visto sorgere sette circondate da dependances immerse nel verde. Oggi il censimento di beni derivanti dal ladrocinio è facilitato dalle mura annerite dal fuoco appiccato da insorti.
    V.D.U.

    Il Messaggero.it
     
    .
  3. M U R P H Y
     
    .

    User deleted


    Folla assedia sede Rcd, polizia spara

    Si scioglie il comitato centrale del partito

    image

    I manifestanti sono arrivati a centinaia per chiedere la dissoluzione del partito da 23 anni al potere. Hanno cercato di scavalcare il muro di cinta ma sono stati fermati dai colpi d'arma da fuoco delle forze dell'ordine. Oggi il primo Consiglio dei ministri del nuovo governo, anche se già privo di 5 ministri dimissionari

    TUNISI - La gente continua a urlare, a scendere per le strade, a mostrare cartelli, slogan. Chiede le dimissioni del governo. Vuole cancellare le tracce del partito che è stato al potere per 23 anni. E nel giorno in cui si riunisce per la prima volta il primo Consiglio dei ministri del nuovo 'governo di unità nazionale', le proteste hanno sortito effetto. Il comitato centrale dell'Rcd, il partito dell'ex presidente tunisino Zine el Abidine Ben Ali, si è sciolto. Lo ha riportato la tv di Stato, spiegando che la decisione è stata presa dopo che diversi membri del comitato, che sono anche ministri del nuovo governo di transizione, si sono dimessi cedendo alle pressioni dell'opposizione. La tv ha precisato che, nonostante lo scioglimento del comitato centrale, il partito continuerà a essere attivo.

    Questa mattina centinaia di persone sono tornate dove erano ieri, in viale Bourghiba, nel centro della capitale, scandendo slogan a favore del cambiamento. La polizia ha cominciato a sparare in aria per evitare che la folla scavalcasse il muro di cinta. "Sono con voi. Non vi spareremo addosso, l'essenziale è che il raduno sia pacifico", ha urlato un colonnello dell'esercito.

    I manifestanti sono arrivati davanti alla sede del Raggruppamento Costituzionale Democratico (Rcd), il partito del deposto presidente Zine el-Abidine Ben Ali. Urlavano "il popolo vuole le dimissioni del governo" mostrando cartelli con la scritta: "non abbiamo più paura di voi, traditori!", oppure "Rcd fuori!". Al contrario di quanto avvenuto nei giorni scorsi (VIDEO 1), sono riusciti a raggiungere il ministero degli Interni e a proseguire poi la marcia fino alla sede dell'Rcd. I carriarmati schierati fino a ieri davanti all'edificio questa mattina infatti non c'erano più.

    Non ci sono rivolte solo nel centro cittadino. A Monastir sulla costa a sud di Tunisi, la sede del partito di Ben Ali è stata incendiata durante una manifestazione promossa da avvocati che chiedevano il suo scioglimento. Anche lì la polizia ha sparato in aria per calmare la situazione. Voci di scontri arrivano anche dalla periferia: a Morouge tre persone sarebbero morte in scontri a fuoco e potrebbe trattarsi di due soldati e un bambino. Informazioni che a ora non sono però confermate. Una contestazione è in corso anche davanti al ministero della Gioventù, a capo del quale è stato nominato il giovane blogger Slim Amamou. Qui sono i funzionari dello stesso ministero che protestano contro il nuovo governo, che non riconoscono. Non riconoscono, di conseguenza, nemmeno la nomina di Amamou.

    Di fronte alle proteste anche la Francia inizia a prendere le distanze da Ben Ali, dopo le accuse di favoreggiamento e sostegno del regime dell'ex presidente destituito. Oggi il ministro della Cultura, Francois Mitterrand, che ha ottenuto la nazionalità tunisina nel 1990, ha ammesso: "Ho ottenuto quella nazionalità ma mi è stata concessa. Forse volevano ottenere qualcosa da me, ma io non sono mai arrivato a compromessi".

    A prendere le distanze da Ben Ali è stato anche l'ex premier socialista Lionel Jospin che rimandato al mittente le critiche del premier attuale Francois Fillon sulla sua "compiacenza" con il governo tunisino ai tempi del suo mandato. "Detesto la disonestà intellettuale" ha detto Jospin che ha anche definito un'assurdità la decisione di inviare un contingente di sicurezza a Tunisi, annunciata nel mezzo delle proteste dal ministro della Giustizia Michel Alliot-Marie.

    Questa mattina è stato negato l'espatrio ad Abdallah Kallel, dal 2005 presidente della Camera dei Consiglieri (Senato) e ai suoi familiari. Volevano imbarcarsi su un volo diretto in Francia, ma gli è stato impedito all'aeroporto di Tunisi-Cartagine. Kallel era una delle figure di spicco del sistema di potere instaurato da Ben Ali. Ha ricoperto gli incarichi di ministro della Difesa (1988-1991 e ancora 1996-1997) e dell'Interno (1991-1994 e 1999-2001). Nel 2001 fu denunciato da un oppositore del regime, Abdenaccer Nait-Liman, rifugiato politico in Svizzera, che lo accusava di essere stato torturato nella sede del ministero dell'Interno dove era stato rinchiuso dal 22 aprile all' 1 giugno 1992. Secondo Eric Sottas, direttore dell'Organizzazione mondiale contro la tortura (Omct), che ha sede a Ginevra, Kallel sarebbe "responsabile della tortura di migliaia di persone".

    Intanto è fissato per le 13 di oggi il primo Consiglio dei ministri del nuovo governo tunisino, benché già privo di cinque ministri dimissionari tra i quali Zouheir M'Dhaffar. La riunione fa seguito all'annuncio di una serie di nuove concessioni alle pressanti richieste della piazza, quali le dimissioni dall'Rcd, il partito del destituito presidente Ben Ali, di tutti i ministri che vi appartenevano, alcuni dei quali con posti chiave nell'esecutivo.

    La questione che si pone è chi dovrà sostituire i tre rappresentati del sindacato Ugtt che si sono dimessi insieme a un esponente dell'opposizione al regime. Mediazioni sono in corso, annunciano i vertici del Pdp - il cui leader Nejib Chebbi ha la competenza per lo sviluppo regionale e che starebbe conducendo in prima persona questa fase di trattative. "Dobbiamo allargare il più possibile la base di rappresentanza di questo governo - dice Issam Chebbi, fratello di Nejib e componente dell'ufficio politico - alle altre forze politiche, a figure vicine al sindacato e anche, perché no, agli islamisti".

    Al centro della discussione, oltre l'attuazione effettiva del programma, ci sarà il principio della separazione dello Stato e dell'ex onnipotente partito di Ben Ali e il progetto di amnistia generale. "Le riforme devono andare avanti rapidamente", spiega un altro componente dell'ufficio politico, Ahmed Bouazze. Quanto alle risorse a disposizione del ministero di Chebbi, "non possiamo spendere prima di aver fatto una ricognizione della situazione e aver definito un piano in tal senso". Ma sull'effettiva entità del budget a disposizione di questo governo non vi sarebbe ancora chiarezza. Secondo voci non confermate, vi sarebbe un effettivo ammanco nelle riserve a disposizione del Paese.

    (20 gennaio 2011) © la Repubblica.it
     
    .
  4. M U R P H Y
     
    .

    User deleted


    Ue studia blocco dei fondi di Ben Ali

    In Tunisia tre giorni di lutto
    per le vittime delle proteste


    Prendono il via oggi in Tunisia tre giorni di lutto proclamati dal governo transitorio in onore delle vittime degli scontri che nei giorni scorsi hanno portato alla caduta del presidente Zine al-Abidine Ben Ali. Il bilancio ufficiale delle autorità parla 78 morti, mentre l’Alto Commissariato Onu per i diritti umani ha riferito di 100 morti nelle ultime cinque settimane, in parte uccisi da colpi di arma da fuoco durante le proteste, in parte suicidatisi dandosi fuoco in segno di protesta, in parte morti nelle rivolte registrate in alcune prigioni. I tre giorni di lutto si aprono con la possibilità di nuove manifestazioni, come avvenuto fino a ieri a Tunisi e in altri centri.

    I manifestanti contestano la massiccia presenza di esponenti dell’ex regime nel governo transitorio. Per rassicurare la popolazione, tutti i ministri del nuovo esecutivo provenienti dalla vecchia nomenclatura hanno dato le dimissioni dal Raggruppamento costituzionale democratico (Rcd), il partito di Ben Ali. Tra loro anche il premier Mohammed Ghannouchi, oltre al presidente ad interim Foued Mebazaa. Ieri il governo ha anche confermato di essere pronto a varare un provvedimento di amnistia generale che permetta il rientro in Tunisia di tutti gli oppositori sul cui capo pendono condanne di vario genere. Tra loro anche il leader islamico Rachid Ghannouchi, che guida il partito Ennahdh.

    Intanto l'’Unione europea non esclude la possibilità di un congelamento dei beni del presidente tunisino destituito Zine El Abidine Ben Ali e della sua famiglia. Lo ha affermato la portavoce di Catherine Ashton, Maja Kocijancic che ha spiegato che si tratta di «un’opzione sul tavolo» che probabilmente verrà discussa dai ministri degli Esteri in occasione del prossimo Consiglio del 31 gennaio. «Vediamo quello che si può fare - ha detto la portavoce - siamo in contatto con le autorità tunisine e, in ogni caso, l’Unione europea ha la possibilità di introdurre il congelamento dei beni della famiglia di Ben Ali». Proprio oggi il portavoce del ministero degli Esteri francese, Bernard Valero, aveva chiesto a Bruxelles la possibilità di stilare una lista di persone legate al clan per sottoporne i beni a un congelamento.

    La Stampa.it
     
    .
  5. M U R P H Y
     
    .

    User deleted


    Comunicato dell'ASTOI (Associazione Tour Operator Italiani)


    Aggiornamento situazione Tunisia

    Nel weekend scorso i TO ASTOI hanno fatto rientrare la maggior parte dei turisti dalla Tunisia. In considerazione delle ultime evoluzioni della situazione, sono emerse le seguenti linee di comportamento:

    - Sospensione delle partenze verso la Tunisia fino al 23 gennaio 2011;

    - Per le partenze fino al 31 gennaio, i Tour Operator, sulla base delle rispettive


    politiche commerciali, accetteranno richieste di modifica o di cambio data ed offriranno la possibilità di una sostituzione con altre destinazioni programmate;

    - Per i clienti che hanno deciso di rimanere a destinazione firmando una liberatoria, i TO rimarranno a disposizione degli stessi al fine di rispondere alle richieste di informazioni circa l’evolversi della situazione.


    Tali misure potranno essere modificate in ogni momento in funzione dei possibili mutamenti della situazione ed in ordine all’interesse della clientela e degli operatori.
     
    .
  6. M U R P H Y
     
    .

    User deleted



    Tunisia: scontri in piazza. La testimonianza di un genovese

    Il racconto di una rivoluzione possibile. Un viaggio a Tunisi tra manifestazioni, fiamme e rivolte. La fine della dittatura di Ben Ali


    Genova, 24 gennaio 2011
    di Alessandro Castellano

    image

    La Tunisia conosciuta nei mesi precedenti gli ultimi eventi è un paese in cui regnava il timore di esprimere la propria opinione, in cui nessuno osava dissentire da quanto deciso dal proprio governo. Un paese spaventato dal proprio dittatore. La Tunisia disegnata dai media locali, completamente sotto il controllo dello Stato, era un paese dove tutto era funzionale, dove tutti erano felici, dove in prima pagina c'era sempre lui. Lui che dominava dai manifesti giganti in tutte le città. Lui le cui foto erano presenti in tutti gli uffici e in tutti i negozi. Lui che ha voluto in ogni città tunisina una piazza 7 novembre per ricordare il giorno della sua presa di potere.

    Ben Ali, ex presidente della Tunisia, ha tenuto piede per ben ventitre anni, a seguito di finte elezioni democratiche dove la sua dittatura veniva di volta in volta confermata con oltre il 99 per cento dei voti. 23 anni che hanno segnato il paese in cui la corruzione ha favorito pochi e danneggiando molti. I pochi sono i rappresentanti della famiglia, soprattutto i parenti della moglie dell'ex presidente, il clan dei Trabelsi, proprietari delle maggiori attività del paese, alberghi, supermercati e detentori di diversi monopoli.

    Una volta domandai a una signora tunisina del perché i poliziotti non fermassero mai le macchine di grossa cilindrata che venivano a correre a folle velocità sullo stradone sotto casa mia a La Marsa, quartiere a nord di Tunisi. La risposta rendeva chiara l'idea della situazione. In questa zona vivono la maggior parte dei parenti della famiglia dell'ex presidente e i poliziotti si guardano bene dal fermarli. L'espressione della donna era di sorpresa, la risposta le sembrava ovvia. Stupido io a chiedere.

    Ma veniamo agli ultimi eventi.

    5 gennaio 2011 - Rientro in Tunisia consapevole dei disordini nella città di Sidi Bouzid, dove gruppi di laureati avevano cominciato a manifestare a causa della mancanza di impiego. Il fatto anomalo, per la Tunisia che conoscevo, aveva attirato la mia curiosità proprio nei giorni in cui anche in Italia gli studenti erano in piazza a manifestare per motivi non molto diversi. Che poi la situazione sia degenerata in una serie di morti e feriti non mi stupiva, visti i metodi repressivi applicati dal governo locale. Ma al tempo pensavo che ancora la cosa si sarebbe spenta con un tragico epilogo di vittime di cui nessuno ne avrebbe avuto notizia. In effetti a Tunisi la vita scorreva nella norma.

    8 gennaio 2011 - Insieme a degli amici attraverso il paese per arrivare a Tozeur. Da Tunisi a Kairouan il viaggio compiuto in louage, i taxi collettivi locali, procede senza problemi. Ma nella tratta successiva, percorsa in macchina con un amico aggregatosi lungo il percorso, all'altezza di tutti gli svincoli verso Sidi Bouzid vediamo un discreto schieramento di forze, fatto che non ci sorprende più di tanto vista la situazione in quella zona, e anzi conferma l'ipotesi dell'uso della forza per sedare il movimento di studenti.

    9 gennaio 2011 - Dopo una bella giornata passata a esplorare le oasi di montagna, l'amico in auto deve rientrare a Kairouan per lavoro, ma la sera stessa mi chiama per dirmi che durante il suo rientro i controlli militari si sono intensificati e che in un paese non distante dalla sua destinazione ha dovuto seguire un percorso alternativo a causa di alcuni disordini.

    10 gennaio 2011 - La giornata scorre tranquilla esplorando i dintorni di Tozeur e Nefta, ma mentre siamo tra le dune di Ong Jemal ad aspettare il tramonto, ricevo un'altra telefonata dal mio amico che mi dice che a causa dei disordini a Kairouan, l'ONG per la quale lavora gli ha chiesto di rientrare a Tunisi. Stesso ordine ad un'altra amica che lavora per la stessa ONG a Tabarka dove si è ritrovata in mezzo ad una sassaiola. Ci arriva notizia di un comunicato di Ben Ali il quale promette di abbassare il prezzo di alcuni generi alimentari e di creare nuovi posti di lavoro entro il 2012.

    11 gennaio 2011 - Con le amiche che erano con me al momento si decide di continuare il nostro tour ritenendo più sicure le zone dove ci trovavamo e quindi attraversiamo il grande Chot, un immenso e suggestivo lago salato al centro del paese, per raggiungere Douz dove mi informo della situazione dei miei amici che finalmente hanno raggiunto la capitale. A Kairouan tutte le attività sono state sospese e tutti i negozi sono stati chiusi. Continuiamo il nostro tour arrivando a Ksar Ghilane, un'oasi in mezzo al deserto. Ma alla sera la nostra guida ci comunica che a Tozeur e a Douz ci sono stati alcuni scontri e ci paventa l'ipotesi che si debba restare un giorno in più nel deserto.

    12 gennaio 2011 - Dopo una nottata incredibilmente fredda decidiamo di approfittare della mattinata per esplorare l'oasi, in attesa di novità. Da Tunisi i miei amici ci dicono che è meglio rimanere dove siamo, che la situazione in giro per il paese sta degenerando. La guida al risveglio ci dice che durante la notte ci sono stati altri scontri a Tozeur e a Douz con incursioni a banche e attività. Inoltre ci giungono notizie dell'escalation di morti. La sera siamo invitati da un signore, amico della guida, nella sua casa, quattro mura poco fuori l'oasi che si trasforma presto in luogo d'incontro per tutti gli uomini dell'oasi, attenti alle notizie che arrivano dalla TV. Nel mentre continuano gli aggiornamenti telefonici e presto arriva la notizia del possibile colpo di stato, la nostra guida ci popone un rientro in piena notte per evitare le contestazioni a Douz. Ma i piani cambiano velocemente, veniamo a sapere di un coprifuoco e quindi decidiamo di partire di giorno per raggiungere l'aeroporto di Tozeur essendo riusciti a farci comprare i biglietti per un volo con destinazione Tunisi.

    13 gennaio 2011 - Al mattino riprendiamo il viaggio attraversando Douz, c'è qualche segno dei disordini, banche e negozi bruciati, ma le persone sono per strada e tutto sommato c'è una certa calma. Mentre attraversiamo nuovamente il Chot la guida ci propone una pausa perché pare ci siano scontri a Tozeur e vuole aspettare che la situazione si calmi. Finalmente arriviamo in aeroporto dove ancora campeggia una gigantografia del dittatore. Il volo parte in anticipo, ma non abbastanza da farci arrivare a Tunisi prima dell'inizio del coprifuoco. Ci prepariamo per dormire quando ci avvicina un ragazzo italiano a Tunisi con la compagna e il figlio di tre anni che ci racconta di essere rientrato nella capitale attraversando il paese in treno, e di aver alloggiato in un albergo del centro che ci dice assediato dalle forze armate. Al bar dell'aeroporto vengono distribuiti sandwich e acqua. Prima di addormentarci ci arriva la notizia di un altro annuncio di Ben Ali in TV: dopo aver destituito il ministro degli interni e aver ordinato che non si facesse più fuoco sui manifestanti, promette maggiore democrazia per il paese, lo stop della censura sui media e la libertà di opinione. Infine dice che non si candiderà più alle presidenziali del 2014. A quanto pare queste dichiarazioni hanno trasformato gli scioperi e le manifestazioni previste per il giorno dopo in un momento di festa. Ma nel mentre mi giungono notizie di sparatorie nel mio quartiere.

    14 gennaio 2011 - Al mattino, al termine del coprifuoco, l'aeroporto si riempie, così come i botteghini delle diverse linee aeree, le mie amiche riescono a mettersi in lista d'attesa per un volo per Roma, sul quale poi riescono ad imbarcarsi. Io decido di rimanere. Nella notte ho sentito un mio amico che abita vicino a Bizerta e il cui profilo Facebook era stato oscurato. Sta bene, i suoi genitori sono andati a recuperare lui e la sorella, entrambi studenti a Tunisi. Fortunatamente sta bene, ma mi dice che dalle sue parti la situazione è fuori controllo. Le forze armate sono concentrate su Tunisi e gli sciacalli tentano di fare razzia, quindi la lotta da quelle parti è principalmente legata a difendere le proprie abitazioni e le proprie attività. Incontro i miei amici italiani che mi raccontano che tutta la situazione è degenerata grazie alle immagini che hanno cominciato ad essere diffuse sui vari social network. In effetti controllando il profilo noto che il muro è diventato una sorta di bollettino ansa di tutto quello che è successo e di quello che sta succedendo. È in corso una grande manifestazione in centro città. Una studentessa tunisina tra i miei contatti riporta sul suo profilo una cronaca fatta di video, foto e commenti. La manifestazione, davanti al ministero grida - Ben Ali assassino! Ben Ali dimettiti! Nel mentre arrivano altre notizie di colpi di armi da fuoco a Cartagine e nei quartieri a nord, dove viene denunciata la presenza di diversi cecchini. Spari e lacrimogeni da parte della polizia sui manifestanti in centro città, ma i militari rassicurano la gente dicendo di essere con il popolo. Nel mentre vengo a sapere che alcune proprietà della famiglia Trabelsi sono state depredate, e una casa nel mio quartiere è stata completamente saccheggiata e poi data alla fiamme: sotto casa due tunisini passano con il loro trofeo, la scala della pisicna. Viene dichiarato lo stato d'allerta generale in tutto il paese, il coprifuoco viene esteso dalle 17 alle 7 del mattino, lo spazio aereo e quello marittimo vengono chiusi. Tornando a casa trovo a pochi isolati dalla mia abitazione due blindati a chiudere una strada. Alle 18 la notizia della nomina di un nuovo presidente provvisorio e della presa di controlla da parte dell'esercito. Le pagine di Facebook esplodono di esultanza, Ben Ali ha lasciato il paese.

    15 gennaio 2011 - Per tutta la notte Facebook riporta post da ogni parte della città avvertendo di disordini, spari, questure, banche e supermercati dati alle fiamme. Allo stesso tempo vengono diffusi numeri di telefono utili per le emergenze e l'invito ad essere uniti e solidali. Pare che alcune milizie pro Ben Ali stiano seminando il panico, ma la gente viene rassicurata, i colpi che si sentono sono quelli dell'esercito che tenta di far desistere i malfattori. E al mattino arrivano gli inviti alla calma, al partecipare alla ricostruzione del paese. La mattinata passa abbastanza tranquilla, un giro per i quartieri per vedere i supermercati presidiati dai soldati. Vengono riaperti gli spazi aereo e marittimo. Pranzo a casa di un'amica e dalla finestra notiamo che la gente sta costruendo delle barricate su tutti i crocevia, a quanto pare le milizie stanno andando in giro su auto noleggiate facendo fuoco sulla gente. Nel giro di poche ore una macchina viene fermata e data alle fiamme, il conducente inseguito da un fiume di gente armata di bastoni. Passa l'invito dell'esercito a smettere di diffondere foto e informazioni su Facebook, pare che le milizie stiano utilizzando anche il network per diffondere il panico diffondendo notizie false. Solidarietà con l'esercito e l'invito a portargli cibo. Vengono formati comitati di quartiere a sostenere l'esercito nella lotta contro le milizie durante la notte.

    16 gennaio 2011 - Continuano gli inviti a non diffondere notizie infondate, ma soprattutto l'invito al popolo tunisino a riprendere prima possibile la vita quotidiana, di ristabilire l'ordine. Facendo un po' di fila riusciamo a comprare del pane, cinque baguette a testa. Durante la giornata giungono notizie di altri attentati delle milizie, pare evidente che stiano creando dei diversivi per permettere agli esponenti della famiglia dell'ex presidente di fuggire. La serata è calda, vengono assediati il palazzo presidenziale a Cartagine e la caserma della Guardia Nazionale, si sentono spari e elicotteri.

    17 gennaio 2011 - Si diffonde la notizia che Ben Ali è fuggito con una tonnellata e mezzo d'oro. Inoltre viene confermata l'ipotesi sulle milizie, a quanto pare l'ordine era quello di mettere a ferro e fuoco il paese per dimostrare che senza Ben Ali non sarebbero stati capaci di andare avanti. Il governo transitorio continua ad essere rimescolato, la gente non vuole più ministri del RDC, il partito al quale apparteneva Ben Ali.

    18 gennaio 2011 - L'atmosfera è decisamente più tranquilla, riesco a fare un giro con i mie amici con i quali pranziamo al ristorante, il menù è ridotto, ma sono assicurati due capisaldi della cucina tunisia: arissa e brick. In giro per i quartieri vediamo i segni dei giorni passati. Macchine usate come barricate, stranamente tutte macchine nuove, magari provenienti da qualche autosalone dei Trabelsi. Una banca e un supermercato dati alle fiamme. Un negozio di elettronica svaligiato, l'idea che qualcuno abbia approfittato della situazione viene confermata. Ma soprattutto: gli immensi manifesti rappresentanti Ben Ali, strappati, rimossi e distrutti. Non si placano le manifestazioni contro il nuovo governo transitorio e cinque ministri dell'opposizione danno le loro dimissioni in segno di protesta.

    19 gennaio 2011 - Giungono notizie della liberazione di alcuni prigionieri politici e della volontà di rientro di alcuni politici tunisini residenti all'estero. La vita sembra essere ripresa quasi a regime normale. Il coprifuoco viene mantenuto, ma a orario ridotto. Le barricate vengono rimosse così come le carcasse delle auto. Il popolo tunisino continua a dar voce ai propri diritti, ma allo stesso tempo lavora per ricostruire una Tunisia migliore.

    Il 20 gennaio ho lasciato la Tunisia per rientrare in Italia, ma confesso di sentire nostalgia del clima, non solo atmosferico, ma anche politico di quel paese. La rivoluzione è sempre possibile.


    Genova.Mentelocale.it
     
    .
  7. sergio41
     
    .

    User deleted


    Non abbiamo notizie di Massimo G. spero che sia tutto ok.
     
    .
  8. Massimo G.
     
    .

    User deleted


    grazie per il pensiero sergio...
    si finalmente sono a casa, non mi sono reso conto che con alcuni del forum ci siamo scritti in privato e quindi aspettavano notizie.
    Appena ho un po di tempo scrivo come ho vissuto dal vivo questa drammatica vicenda.
    Speriamo per tutti ma soprattutto per i nostri amici tunisini che questa situazione si risolva al più presto nel migliore dei modi.
     
    .
  9. sergio41
     
    .

    User deleted


    Ciao Massimo finalmente ti si rivede, bene, leggeremo volentieri il tuo racconto. ;)
     
    .
  10. M U R P H Y
     
    .

    User deleted


    Tunisia, i disoccupati si danno fuoco

    Un giovane è morto, mentre un altro è in gravi condizioni. Domani a Sfax, principale centro industriale del Paese, è stato proclamato lo sciopero generale.


    Tunisi, 25-01-2011

    Un giovane disoccupato si e' ucciso oggi a Gafsa dandosi fuoco. Un altro giovane, anch'egli disoccupato, ha tentato il suicidio con lo stesso sistema a Rgueb, nei pressi di Sidi Bouzid; ora si trova in ospedale e le sue condizioni sono giudicate gravi.
    Alaeddin Gammat, il disoccupato suicida di Gafsa, faceva parte di un folto gruppo di persone che si era radunato dinanzi alla locale sede dell'Unione regionale del lavoro (Urt, che fa capo alla centrale sindacale Ugtt) per protestare contro la prosecuzione degli scioperi che impediscono la normale attività commerciale.
    La manifestazione e' stata dispersa dai militari con colpi di arma da fuoco in aria. Gammat, stando a testimonianze, non si e' pero' allontanato ed e' entrato nella sede dell'Urt, per esprimere la sua rabbia di disoccupato.
    Qui e' stato bloccato da alcuni sindacalisti, duramente picchiato e gettato all'esterno, dove si e' dato fuoco. Altri scontri sono avvenuti tra gruppi di giovani e sindacalisti dell'Urt e l'esercito e' nuovamente intervenuto per porvi fine. Il tentativo di suicidio e' avvenuto a Rgueb, nei pressi di Sidi Bouzid. Un altro giovane disoccupato, stando a fonti locali, si ‚ cosparso gli abiti di benzina appiccandovi il fuoco. Soccorso, sarebbe stato trasportato in un ospedale in gravi condizioni.

    Lo sciopero
    Uno sciopero generale e' stato proclamato domani a Sfax dalla sezione regionale del sindacato Ugtt (Union générale des travailleurs tunisiens) nel quadro delle proteste volte ad ottenere le dimissioni dell' attuale governo di transizione.
    Sfax e' la seconda citt… della Tunisia, la più importante nel settore industriale.
    Uno sciopero generale e' stato indetto per venerdi' 28 anche a Zaghouan, dove oggi, come a Sfax e a Gafsa, sono proseguite le manifestazioni di protesta.
    Vi hanno partecipato migliaia di persone.

    Le trattative politiche
    Sono in corso negoziati per la creazione di una commissione speciale in Tunisia che affianchi il governo di transizione "per salvaguardare la rivoluzione, per fare da supervisore sul lavoro dell'esecutivo e per collaborare alle riforme necessarie per costruire un nuovo sistema politico e istituzionale, a partire dalla legge elettorale". Lo ha riferito Sihem Bensedrine, nota attivista per i diritti umani e a capo del Consiglio nazionale per le liberta' in Tunisia.
    Si tratta di un organo "che raccoglie esponenti dell' opposizione che non siano nel governo, del sindacato, ma anche esperti, avvocati, e rappresentanze della societa' civile", ha spiegato Bensedrine.
    "Oggi abbiamo presentato al primo ministro il progetto - ha proseguito - di quello che si potrebbe chiamare 'consiglio per la salvaguardia della rivoluzione', necessario per superare questo difficile momento in cui e' fondamentale virare dalla parte giusta per non perdere tutto quello che abbiamo fatto.
    E siamo disposti a lavorare con questo governo se vengono estromesse alcune figure ancora troppo rappresentative del vecchio regime, perche' c'e' bisogno di andare avanti".
    E' infatti atteso nel Paese un annunciato rimpasto di governo che potrebbe portare a un rimescolamento per ministeri chiave e alla conseguente esclusione di personaggi ritenuti piu' compromessi.
    Un passo che segue giorni di ininterrotte manifestazioni di piazza che chiedono la dissoluzione del governo, perche' ritenuto troppo legato all'ex regime di Ben Ali.


    Rainews24.it
     
    .
  11. ulisse1956
     
    .

    User deleted


    Non sono mai stato in Tunisia anche se avevo in programma (per il momento sospeso) di farci una capatina in primavera per valutare la possibilità di un eventuale licenziamento dal lavoro e trasferimento in Tunisia per vivere con i soldi della liquidazione fino alla riscossione della pensione di vecchiaia. Detto questo......non conosco quindi la Tunisia............................
    intervengo per sottolineare come il popolo tunisino in questi giorni abbia dimostrato tutta la dignità propria di un grande e antico popolo, dando esempio alla vicina e presuntuosa Europa di grande civiltà. La fierezza nel perseguire una giusta causa ed una grande idea fino ad immolarsi per esse.L'energia e la forza dei suoi antichi padri guerrieri che noi italiani credo abbiamo proprio dimenticato, rammoliti nell'animo e incatenati nella nostra obesità fatta di benessere. Al popolo tunisino la mia solidarietà e che il nuovo che avanza faccia il bene di questo popolo........Alias Nemo56
     
    .
40 replies since 10/1/2011, 10:42   775 views
  Share  
.