Italiani di Tunisia

una storia che ha molto da insegnare

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. M U R P H Y
     
    .

    User deleted


    Da sei generazioni i Finzi trasmettono l'amore per la cultura italiana. Ma con il loro lavoro di tipografi diffondono anche quella tunisina. Sogno che un giorno qualcosa di simile accada per noi G2 in Italia

    di Meriem Dhouib
    Quando si parla di comunità italiane in Tunisia, di diffusione della lingua e della cultura italiana non sfugge il nome Finzi, una famiglia, ma anche un emblema della tipografia in Tunisia. Ormai i Finzi sono giunti alla sesta generazione.
    La loro storia insegna come l'immigrazione sia un processo lungo che lascia tracce indelebili nella memoria e nella società. E anche un po' nella mia vita. Mi ricordo ancora quel lontano ottobre del 1999 quando ero al mio terzo anno del corso di laurea in Lingua e letteratura italiana all'università di Tunisi, in attesa di vedere la prof di storia dell'arte.
    Il silenzio occupò l'aula all'entrata di una donna dall'aspetto di quelle figure femminili di Botticelli, dalla chioma ondeggiante e bionda e dagli occhi azzurri, lo sguardo intenso, una sigaretta in mano e il racconto più bello che io abbia mai sentito sul Medioevo italiano.
    Si chiama Silvia Finzi («Silvia rimembri» e non la scordai mai). Fu lei il personaggio che mi fece riflettere sull'impatto dell'immigrazione, dell'emigrazione, sul proprio ruolo e sulla propria immagine in contrasto con gli altri. È professoressa ordinaria all'università di Tunisi, presidente della Dante Alighieri Tunisi, curatrice del progetto della Memoria degli italiani di Tunisia e della Collana dei classici italiani.
    Silvia e il fratello Claudio sono i figli di Elia e di Lea. Elia è il figlio di Giuseppe Finzi, il primo direttore del Corriere di Tunisi, che dal marzo del 1956 non ha mai interrotto le sue pubblicazioni.
    Ma la loro storia risale a molto prima e si raccorda a quella di Giulio Finzi che si spostò da Livorno a Tunisi dopo il fallimento dei moti carbonari del 1820-1821. Accanto a lui vennero nella Reggenza di Tunisi altri italiani provenienti da vari Stati italiani i quali furono accolti dall'Autorità beilicale. Ebbero un ruolo importante nella modernizzazione dello Stato tunisino in quanto avevano una formazione laico-democratica.
    Contribuirono attivamente alla creazione di infrastrutture come tipografie, ospedali, banche, scuole laiche e militari.
    Giulio Finzi era rilegatore di professione. Nel 1829 aprì la prima tipografia privata in Tunisia.
    La tipografia, che ebbe riconoscimento ufficiale solo nel 1879, si trovava inizialmente nella Medina, nel quartiere detto «franco», ed aveva sede in un lato del Palazzo Gnecco (sede della sezione di Tunisi della Giovane Italia di Giuseppe Mazzini che si costituì dopo gli anni 1830-1831, e che ospitò nel 1838 Giuseppe Garibaldi).
    Dopo l'avvento del protettorato francese e l'allestimento della cosiddetta «città europea», la tipografia Finzi si spostò nella «città nuova» situata in Rue de Russie.
    Nel 1956, con l'indipendenza della Tunisia, i Finzi ottennero finalmente l'autorizzazione a pubblicare un giornale - allora settimanale -, Il Corriere di Tunisi, autorizzazione non concessa in anni precedenti dalle autorità francesi.
    La diffusione attuale in Tunisia dei classici italiani, la fortuna di vedere degli spettacoli lirici oppure di mostre di pittura non è altro che merito di questa generazione di eruditi innamorati della loro cultura che fecero da ponte e che continuano a diffondere anche la cultura tunisina attraverso la stampa. Ecco che cosa sogno che succeda un giorno in Italia a un G2.

     
    .
0 replies since 4/3/2010, 19:21   894 views
  Share  
.