El Djem in breve ..

ricordate il gladiatore?

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  1. M U R P H Y
     
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    Un miraggio all'orizzonte ci cattura lo sguardo: l'anfiteatro di El Djem

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    Là, all'orizzonte, un oggetto insolito sembra poggiato in mezzo ai campi. Appare all'improvviso appare, una massa inattesa, di colore ocra cupo, che non riusciamo a distinguere perché è in controluce. Ci avviciniamo affascinati da questa visione che non riusciamo a decifrare e, piano piano, ci si presenta l'impressionante mole di un anfiteatro che domina sul piccolo borgo di El Djem, nel Sahel tunisino.

    La strada che abbiamo percorso per giungere sin qui si snoda lungo filari uniformi di oliveti, che si alternano all'ocra della terra nuda, dove il vento gioca libero di scivolare sulla steppa per poi nascondersi tra i rami.

    Fondata sotto il regno di Giulio Cesare, El Djem, antica città che si chiamava Thysdrus, era una delle più prospere dell'Africa quando l'Impero romano era al suo massimo splendore, grazie alla coltura dell'olivo tanto da essere soprannominata allora “la capitale dell'olio” di cui riforniva la città di Roma.

    Pochi luoghi in Tunisia sono più suggestivi di El Djem e ci rendiamo conto che, di fronte ad un monumento così imponente, le dimensioni degli edifici della città moderna perdono ogni rilevanza.

    Mentre la guida ci illustra il Colosseo nelle sue caratteristiche, non posso fare a meno di sentire la presenza di un mondo scomparso, di immaginarmelo quando era vivo e traboccante di gente e di spettacoli.

    Sorto su un altopiano a metà strada tra Sousse e Sfax, a circa 210 kilometri da Tunisi, di forma ellittica, questa enorme costruzione misura 148 metri di lunghezza per 122 di larghezza ed il suo perimetro è di 427 metri.
    Le sue dimensioni sono inferiori a quelle del Colosseo di Roma, ma è uno dei più grandi (il terzo per l'esattezza) di quelli di tutto l'Impero Romano. I costruttori di El Djem, non avendo a disposizione le cave romane di pietra di travertino, ma un materiale più povero e meno duro, sono stati obbligati a sostituire le arcate aere del Colosseo di Roma con un vero muro circolare. La pietra di costruzione non si trovava sul posto, ma bisognava prenderla dalle cave che si trovavano a 30 kilometri di distanza e portarle sul posto. E certo non si era nell'età moderna, era tutta fatica e sudore di uomini!

    Il materiale friabile mal si prestava a decorazioni finemente scolpite per cui si dovettero utilizzare semplici decorazioni che, unite al ritmo solenne delle arcate, offrono al visitatore un aspetto austero e maestoso.

    Non ci sono iscrizioni che ci possano ricondurre al nome del committente, ma l'ipotesi più accreditata è che sia stato costruito intorno al il 230 d. C., su ordine del proconsole d'Africa, l'Imperatore Gordiano I, ricco mecenate e grande appassionato dei giochi dell'arena.

    Thysdrus era solamente una borgata ai tempi di Giulio Cesare. Nel giro di due secoli diventò una delle più belle e ricche città della provincia tanto da gareggiare in importanza con Hadrumete - l'odierna Sousse - che era la seconda città per importanza dopo Cartagine.

    Tutto questo grazie ai suoi olivi, che ancora oggi dominano il paesaggio, e al commercio del suo ottimo olio. Thyndrus, posta a circa quaranta chilometri dal mare, era un importante nodo di una rete di strade a stella attraverso il quale le ricchezze della Tunisia Centrale venivano trasferite nei porti romani e i prodotti importanti portati verso l'interno. Questa posizione strategica aveva fatto sì che Thyndrus diventasse un grande mercato nel quale venivano depositati i prodotti agricoli e nello stesso tempo il luogo di incontro dove importanti commercianti e ricchi uomini d'affari, africani e romani, si ritrovavano per mercanteggiare i prodotti.

    Furono gli dei ad essere gelosi di tanta ricchezza o fu la cupidigia degli uomini che determinò il declino di questa città?

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    Proprio a El Djem, che ha conosciuto in quel momento la sua ora di grande gloria, il vecchio proconsole di Berberia, Gordiano, all'età di 80 anni fu proclamato imperatore, nel corso delle feste di “Liberalia”, da parte di un gruppo di insorti in rivolta contro le tasse troppo pesanti imposte dall'imperatore Massimino a Roma. Infatti, era il 238 d.C., l'imperatore Massimino di Tracia, per riempire i suoi forzieri vuoti a causa di una crisi, spremerà tutte le ricchezze della provincia d'Africa. Thyndrus, colpita nei suoi interessi, si mette a capo di una rivolta con a capo l'imperatore Gordiano I e suo figlio Gordiano II che si batterono con le truppe romane, capeggiate dal legato Cappellieno, che sconfitte le milizie locali saccheggiò Thyndrus e le città ribelli. Gordiano II fu ucciso in battaglia e Gordiano si suicidò nella sua residenza di Cartagine. E' l'inizio di un lento e inesorabile declino.

    Una leggenda racconta che una principessa berbera la “Kahena" che capeggiava la lotta contro l'invasione araba, alla fine del VII secolo, si sarebbe rifugiata nell'anfiteatro di El Jem, trasformato allora in cittadella. E, volgendo la battaglia a suo sfavore, poté prendere il largo attraverso dei sotterranei che sbucavano in aperta campagna.

    Con l'arrivo delle orde nomadi arabe di Beni Hilal, nell'XI sec., la città viene devastata e non si risolleverà più. Il Colosseo di El Djem viene allora trasformato in cava di pietre, con le quali vennero costruiti numerosi edifici nelle città vicine, in particolare la Grande Moschea di Kairouan.

    In seguito, a partire dal XIII secolo, ogni volta che ci fu una rivolta, questa grande muraglia servì da rifugio a coloro che si ribellavano all'autorità costituita. Subì notevoli danni nel corso del XVII secolo, quando le truppe di Mohammed Bey aprirono una breccia nel muro occidentale per far uscire gli uomini delle tribù locali che vi si erano asserragliati dopo essersi ribellati per contestare l'imposizione di tasse troppo pesanti. La breccia venne ulteriormente allargata durante un'altra ribellione, nel 1850, ma per fortuna senza che si riuscisse a distruggerlo.

    Oggi, la maggiore attenzione alla salvaguardia dei monumenti ha fatto sì che l'intero sito sia stato dichiarato dall'Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità.

    E' stato lungo il sonno di El Djem, sopravvissuto nelle vesti di un villaggio rannicchiato ai piedi di rovine orgogliose. Ma alla fine c'è stato il risveglio: in questi ultimi decenni, la spinta demografica e la trasformazione della società stessa ha dato un nuovo impulso alla cittadina e l'Anfiteatro ha riscoperto una nuova giovinezza.

    Con un po' di fatica, ci arrampichiamo fino all'anello superiore - una serie di scalinate lo rendono possibile - e il nostro sguardo può abbracciare tutta l'arena e ammirarla dall'alto in tutta la sua maestosità.

    Una volta scesi, esploriamo i due lunghi passaggi sotterranei nei quali gli animali e i gladiatori aspettavano di entrare nell'arena per dare vita a combattimenti spettacolari, anche se molto spesso cruenti in quanto, tra l'altro, si trattava di sottostare ad una prova estrema: quella di affrontare le belve che dei battitori andavano a cercare nelle foreste africane: leoni e ghepardi.

    Il Colosseo ha una capacità di 30.000 posti a sedere (più degli abitanti della stessa città) ed è, da numerosi anni, sede di grandi ed importanti eventi musicali.

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    Siamo capitati ad El Djem nel pieno del Festival Internazionale di Musica Sinfonica che si tiene ogni anno nel mese di luglio. Ogni sera diverse migliaia di appassionati, con in mano le candele, assistono ai diversi concerti di musica classica interpretati da orchestre europee e arabe.

    La guida ci racconta dell'anno in cui al Festival era presente anche la musica classica tunisina con l'Orchestra sinfonica tunisina che ha interpretato la sua nuova creazione musicale intitolata "Le 5 stagioni". Mentre rievocava l'atmosfera magica di quel concerto, abbiamo immaginato di vedere le gradinate piene di spettatori e di essere fra di loro ad illuminare la notte con la fiammella delle nostre candele che, insieme a quelle degli altri spettatori, facevano di questo anfiteatro un cielo risplendente di stelle luminose.

    Prima di ripartire ci fermiamo a visitare il Museo di El Djem, completato e aperto al pubblico nel 1970. E' composto di tre grandi stanze e di una zona di ricevimento.

    Possiamo ammirare sculture realizzate in marmo, oggetti di cristalleria (tazze, calici, bottiglie), ceramiche, lampade romane di terracotta, monete, oggetti di metallo. Il tesoro principale del museo di El Djem è, tuttavia, la impressionante collezione di mosaici, molti dei quali sono stati ritrovati in una trentina di ville romane venute alla luce grazie agli scavi.

    Ci colpiscono per la loro bellezza i motivi geometrici, i fiori e le scene figurate, per la naturalezza della rappresentazione e per l'abilità con cui sono stati eseguiti.

    Orpheus che affascina gli animali con la sua musica; il trionfo di Bacco; le quattro stagioni; una tigre che assale due onagri (asini selvatici); un leone che divora un cinghiale, sono solo alcuni dei bellissimi mosaici che ci incantiamo ad osservare. Il Museo attualmente si sta estendendo per accogliere i tanti ulteriori mosaici scoperti recentemente, così come tantissimi oggetti prodotti dagli artigiani dell'antica Thusdrus.

    Ripartiamo con nel cuore e negli occhi le indimenticabili immagini e i bellissimi mosaici e, mentre ci allontaniamo dal Colosseo di El Djem, non possiamo di fare a meno di seguirlo con lo sguardo mentre si allontana pian piano e si confonde con l'orizzonte come un miraggio incantato.


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    Fonte: Il DialogoMediterraneo
     
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  2. KUPILAI
     
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    El Djem... in video

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  3. Minea 313
     
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    Alcune immagini in dettaglio:

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    Nei pressi dell'anfiteatro:


    Negozi

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    Casa privata

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    el Djem vista dall'anfiteatro


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2 replies since 18/4/2007, 22:09   1414 views
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