Tunisia: esplode la rabbia dei giovani

e la Polizia spara sulla folla

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  1. M U R P H Y
     
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    Tunisia, la polizia spara sulla folla
    "Uccisi cinquanta manifestanti"

    L'opposizione attacca il governo: "Così soffocate il dissenso". Scontri anche durante i funerali di alcune vittime.
    Il governo: "Legittima difesa"
    dall'inviato RENATO CAPRILE


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    TUNISI - Hanno sparato perfino sui cortei funebri, non hanno esitato ad aprire il fuoco sulla folla che da sabato scorso nel centrosud tunisino, non lontano dal confine con l'Algeria, è scesa in piazza perché non ne può più. "Lavoro e dignità", queste le parole d'ordine di una protesta sociale senza precedenti in un paese retto col pugno di ferro dall'eterno presidente, Zine El Abidine Ben Ali.

    Epicentro di questo ultimo tragico capitolo della "guerra del pane" - i morti sarebbero una cinquantina, assai più numerosi i feriti - due piccole città dell'interno, Thala e Kesserine, a circa 300 km a sud di Tunisi. Troppo sangue per continuare a tenerlo nascosto. Per ripetere la solita solfa ad uso dei turisti, complice un'informazione in gran parte asservita al potere, che tutto va bene. E così alla fine anche il governo ha dovuto ammettere. Il che è già una notizia. "È vero ci sono stati scontri e la polizia ha sparato, ma solo dopo essere stata attaccata con ordigni incendiari, bastoni e pietre".

    Legittima difesa, dunque. Quanto alle vittime, secondo il ministero dell'Interno, le cifre vanno corrette al ribasso. "Sono 8 - in tarda serata ammetteranno che sono 14, ndr - 9 i feriti". Tre a Thala, cinque a Kesserine. In gravi condizioni anche due agenti delle forze dell'ordine. A Thala la protesta è divampata nella tarda serata di sabato e proseguita poi per tutta la notte. A Kesserine, invece, che dista da Thala una cinquantina di chilometri, gli scontri si sono verificati ieri mattina. E che la polizia aveva l'ordine di usare le maniere forti lo si è capito da subito. Il primo a dare l'allarme è stato un esponente dell'opposizione, Ahmed Nejib Chebbi, storico leader del partito della democrazia che ha raccolto le testimonianze di propri iscritti nelle zone dei disordini.

    "Secondo informazioni in nostro possesso - ha detto Chebbi alle agenzie internazionali - i morti sarebbero già una ventina, ecco perché esorto il presidente a mettere fine a questo stato di cose e a proclamare da subito un cessate il fuoco, indispensabile se si vogliono risparmiare altre vite innocenti e se si vuole garantire il legittimo diritto alla protesta". Non 8, né 14, né 20, ma il bilancio dei caduti negli scontri di quest'ultimo weekend di paura in Tunisia ammonterebbe addirittura a 28. A sostenerlo il blogger Zied El-Heni, il cui sito, lui dice, sarebbe già stato "oscurato" un'infinità di volte. Uno scomodo, dunque. Secondo Zied El-Heni, 17 persone sarebbero state uccise a Kesserine, 3 a Rgeb e 8 a Thala, due delle quali mentre partecipavano ai funerali di altre vittime. Fra i morti di Rgeb anche una bambina di 12 anni che stava tentando di soccorrere un ferito. In questa, come in tutte le altre guerre, inseguire la bontà delle cifre è impresa ardua. A tarda sera radio Kalima comunica: "I morti sono almeno cinquanta". E adesso - che sui numeri abbia ragione il governo, l'opposizione o il blogger - quel che resta gravissimo è il fatto che la polizia abbia sparato per uccidere e ci sia riuscita.

    "Il dissenso nel nostro paese - confida uno studente che vuole rimanere anonimo - non è ammesso. Ti spiego perché nessuno è disposto a parlare: qui non si scherza, se sgarri finisci subito dentro. A volte bastano solo poche parole. Prendi il caso del "generale" - il nomignolo del ventiduenne rapper Hame Ben-Amor, arrestato nei giorni scorsi, ndr - in quale parte del mondo si è messi in galera per aver scritto una canzoncina, che a volerla dire tutta, non era poi nemmeno così cattiva?". A Ben Ali non è piaciuta e lui le critiche non le sopporta e questo è stato sufficiente perché addirittura in 30 agenti, come ha denunciato il fratello di Ben-Amor, andassero a casa del giovane rapper - rilasciato nella tarda serata di ieri - per ammanettarlo.

    "Stato nelle mani della Famiglia del presidente e in quelle della moglie Laila e dei suoi dieci fratelli", recitava il rapporto riservato del 2008 dell'ambasciatore Usa alla Casa Bianca, messo in chiaro nei giorni scorsi da WikiLeaks. Come dire una sorta di rapina ai danni del paese. Giudizio durissimo che una volta reso noto Washington non ha nemmeno provato a correggere. Ci dev'essere del vero, dunque: quel che è certo è che la disoccupazione è al 14 per cento, quella giovanile oltre il 30. Di lavoro non ce n'è, complice la crisi economica globale, e quel poco che c'è viene gestito familisticamente. E guai a protestare. Un giornalista, anche lui chiede di non essere citato, racconta la storia della miniera di Gafsa, zona ricca di fosfati. E della protesta dei sindacalisti che chiedevano più lavoro per la gente del posto, contrastata prima dalla polizia e poi finita in tribunale con condanne di 8 anni a quelli che avevano osato alzare la voce. Riuscirà Ben Ali, in sella da 23 anni, dopo aver già due volte adeguato la Costituzione a proprio uso e consumo, ad avere ancora una volta partita vinta? Forse sì, ma per quanto ancora? La Tunisia sembra arrivata quasi a un punto di non ritorno. Come l'Algeria, d'altra parte, dove le misure del governo per calmierare i prezzi qualche effetto sembrano averlo prodotto. I quartieri più colpiti dalle proteste dei giorni scorsi, i negozi quelli ancora intatti, stentano ad alzare le saracinesche, ma la tensione è decisamente calata. Resta il timore che i tagli di imposta sui prodotti alimentari difficilmente fermeranno i giovani protagonisti della rivolta animati da un profondo disagio sociale. Il ministro dell'Interno ha parlato di "atti criminali" senza "alcun legame con la situazione socio-economica". Secondo lui sarebbero "giovani senza speranze". Il che può anche essere vero, anche se sarebbe doveroso chiedersi il perché.
    Mentre ad Algeri la situazione si normalizza, si traccia il bilancio dei quattro giorni di proteste e devastazioni che hanno sconvolto il paese. Secondo i dati ufficiali sarebbero 3 i manifestanti morti, più di 800 i feriti. Ai quali vanno aggiunti un uomo di 35 anni ucciso ieri a colpi di pistola a Tiaret, nell'ovest del paese, mentre tentava di difendere il proprio negozio di alcolici, e una quinta vittima, un tassista di 65 anni, deceduto ad Annaba dopo aver inalato il fumo dei lacrimogeni. E proprio la rabbia per l'uccisione di uno dei giovani manifestanti, freddato da un agente, ha riportato sempre ieri in piazza, a Ain Hadijel, circa seimila persone.
    (10 gennaio 2011)


    la Repubblica © Riproduzione riservata
     
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  2. barbura
     
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    Buongiorno a tutti, mi spiace che il mio primo messaggio sia proprio sul massacro che si sta compiendo in Tunisia....i morti continuano ad aumentare...ma noi in Italia non possiamo fare nulla? Non possiamo trovarci sotto l'ambasciata tunisina o i consolati per chiedere che smettano almeno di sparare?
    Grazie mille
     
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  3. sergio41
     
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    Sto per ritornare in Tunisia, c'è qualcuno in loco che può dirmi come stanno realmente le cose ? i giornali non dicono tutto.
    Saro a Tunisi e poi a Mahdia...pensate ci siano problemi in queste due zone ?
     
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  4. Massimo G.
     
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    Ciao Sergio,
    scusa se non ti ho risposto per mail ma il mio programma di posta ha trattato il tuo messaggio come spam, in ogni modo ti rispondo qui, così possono leggere tutti:

    io adesso mi sono spostato a Douz, dove oggi ci sono stati, a quanto si sente dire in giro, 9 morti e tre caserme di polizia incendiate, non tira una buona aria e un po su tutto il paese la rivolta sta prendendo una brutta piega, quindi se non si è costretti a venire in Tunisia è meglio rimandare il viaggio a tempi migliori.
     
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  5. sergio41
     
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    Ciao Massimo, si infatti, ho disdetto il volo questa mattina, e so che molti stanno facendo la stessa cosa.
    La situazione sta evolvendo al peggio, proprio adesso apprendo che è stato decretato il coprifuoco in tutto il Governatorato di Tunisi.
    Ho notizie che la nave del giovedi non attraccherà alla Goulette.
    Inoltre, in certi siti web, si prefigura un colpo di stato.... si dice che la rivolta è fomentata da qualcuno.
    Fai attenzione, se puoi evita le manifestazioni.
     
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  6. M U R P H Y
     
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    Tunisi, troupe del Tg3 picchiata dalla polizia. L’Italia protesta
    12 gennaio 2011 | Flavia Ressmann


    Documentare la protesta popolare che da settimane infiamma la Tunisia è costato caro ad una troupe del Tg3.

    Unici giornalisti muniti di telecamera che si trovavano sulla Piazza della Porta di Francia invasa dai manifestanti, Maria Cuffaro e Claudio Rubino, hanno fatto appena in tempo a vedere la polizia che caricava i dimostranti. Poi la violenza ha raggiunto anche loro. Ad aver la peggio è stato l’operatore, colpito in testa da un manganello della polizia e derubato della telecamera. Un brutto taglio, tanta paura, ma fortunatamente nessuna conseguenza grave. Sono stati gli stessi protagonisti, una volta rientrati in albergo per farsi medicare, a raccontare cosa fosse accaduto. «Eravamo lì con la troupe mentre per la prima volta sindacati e comunisti manifestavano insieme nel centro di Tunisi. In tutto saranno stati un centinaio di persone, uomini e donne. La polizia in divisa era dovunque, ma tanti poliziotti indossavano strane giacche rosse» racconta scossa, ma con la voce ferma, Maria Cuffaro, che spintonata a terra dai poliziotti che le hanno requisito il microfono. Non era mai successo, in 23 anni di regime, che la gente scendesse in piazza, nel centro della città. E questo, ne è convinta la giornalista, ha fatto «impazzire tutte le file del regime» che non hanno retto all’impatto con le telecamere.





    «Avevamo l’autorizzazione a filmare - prosegue il racconto Claudio Rubino - per questo i poliziotti ci hanno permesso di essere in piazza. Mi trovavo dietro i primi che hanno iniziato la carica quando, alle spalle, mi è arrivata una manganellata in testa. Una botta fortissima. Ho cercato di resistere per non farmi prendere la telecamera, ma alla fine ho ceduto. Erano troppi». Il tempo di avvisare l’ambasciata a Tunisi ed i due sono riusciti a rientrare in albergo dove Rubino è stato medicato alla ferita sulla testa.

    Immediata la reazione dell’ambasciatore Piero Benassi che ha chiesto alle autorità tunisine di «garantire alla stampa italiana sul territorio garanzie di lavoro e assistenza dove necessario».

    «Fatti del genere non devono accadere più, abbiamo fermamente protestato», ha commentato da parte sua il ministro degli Esteri, Franco Frattini. Neanche un’ora di tempo e la polizia ha miracolosamente riconsegnato la telecamera sottratta. «È evidente - osserva la Cuffaro - che ce l’avevano loro».

    Nonostante lo spavento ed il gran mal di testa Rubino (un `mago´ delle tecnologie l’ha definito la Cuffaro) si è messo al lavoro è a dispetto dei tentativi dei tunisini di cancellare il filmato è riuscito a recuperare tutto dall’hard disk. In tempo per l’edizione serale del Tg3. Domani la troupe tornerà al lavoro, assicura Rubino promettendo al contempo di farsi vedere da un medico. Poi gli scappa una risata. «Prima ho ricevuto un sms firmato dal presidente della Rai Paolo Garimberti. Ho pensato ad uno scherzo e invece - racconta ancora incredulo - era proprio lui che voleva sapere come stavo».


    Il Secolo XIX.it
     
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  7. Massimo G.
     
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    il consiglio per chi si trova già qui come me è di non uscire dagli hotel e di rimandare l'uscita dal paese in questi giorni a meno che non ci si trovi già a Tunisi e quindi molto vicini al porto.
    Io dovrei rientrare sabato 15 e non so ancora se sarà possibile, sembra sia già stata cancellata qualche partenza.
     
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  8. M U R P H Y
     
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    Tunisia, scontri e vittime nella notte

    Esercito disarma un reparto della polizia
    Ucciso un tassista nella capitale. Saccheggi a Bizerte, i militari non intervengono.
    Seduta straordinaria del Parlamento


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    ROMA (13 gennaio) - Non si placa la rivolta in Tunisia contro il governo e il carovita, nonostante gli interventi di ieri del presidente Ben Ali, che ha dimissionato il ministro dell'Interno e annunciato il rilascio di tutti gli arrestati. Nonostante il coprifuoco, scontri anche nella notte a Tunisi, con un morto. A Sidi Bouzid un reparto dell'esercito ha disramato la polizia. Il Parlamento si è riunito in seduta straordinaria.

    Spari nel corso della notte nella capitale Tunisi. Durante i disordini che hanno interessato varie zone della città un tassista sarebbe stato ucciso, nel quartiere periferico di Ettadhamen. Colpi di arma da fuoco si sono sentiti nel quartiere universitario di Mannouba, nella periferia della città, e nelle zone periferiche di Citè Intilaka e Hamman-Lif, ma avrebbero riguardato anche il quartiere turistico di La Goulette.

    Un reparto dell'Esercito tunisino avrebbe disarmato un gruppo di poliziotti a Sidi Bouzid. Lo riferiscono diversi siti vicini all'opposizione, tra cui Tunis al-Wasat. Nella città nella quale sono esplose le prime proteste, il 17 dicembre, gli agenti che avevano aperto il fuoco contro i manifestanti sarebbero stati costretti da un reparto dell'Esercito a consegnare le armi. Su Youtube circola un filmato girato ieri che mostra un reparto della polizia solidarizzare con i manifestanti e abbassare le armi nella cittadina di Jebaniya, nella provincia di Kasserine. Ieri diverse fonti avevano sottolineato come l'Esercito avesse adottato un atteggiamento diverso durante le manifestazioni rispetto a quello della polizia tunisina.

    Saccheggi a Bizerte. Gruppi di persone, tra cui molti giovani e donne provenienti anche da località vicine, avrebbero preso d'assalto il supermercato Monoprix, in pieno centro cittadino, portando via generi alimentari, ma anche bevande alcoliche e profumi. Preso di mira e saccheggiato anche un vicino magazzino di elettrodomestici. Il tutto sarebbe avvenuto sotto gli occhi di militari, che non sarebbero intervenuti.

    Il Parlamento tunisino si riunisce in seduta straordinaria su richiesta di Ben Ali. I deputati sono chiamati ad adottare provvedimenti in campo economico e sociale contro il carovita e la disoccupazione. Ieri il capo dello Stato ha deciso di creare una commissione d'inchiesta su alcuni casi di corruzione che riguardano diversi membri del governo.


    Il Messaggero.it
     
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  9. sergio41
     
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    Grazie Murphy per le info !!!
    La vedo proprio brutta, sembra che tutto vada verso la guerra civile, speriamo che succeda qualcosa che ponga fine a questi tumulti.

    IMPORTANTE:
    Per Massimo o per chi si trova direttamente sul posto, vi prego farci sapere tutto quello che potete, molti di noi li hanno famiglia o persone care.
    Grazie Anticipatamente.
     
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  10. M U R P H Y
     
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    Figurati Sergio...
    la situazione appare davvero insostenibile e parimenti senza via di ritorno, soprattutto a causa della repressione violenta del governo tunisino che ha prodotto tutte quelle vittime tra i manifestanti.
    Penso che sarà difficilissimo riavviare una riappacificazione tra cittadini ed istituzioni se non con la cacciata, o fuga che sia, del raiss.

    Tra l'altro su diversi siti e blog egiziani si chiacchiera addirittura di golpe militare riferendo che i vertici dell'esercito non condividerebbero assolutamente la violenza disposta dal presidente tunisino.

    Invito anche io Massimo ed altri amici italiani o tunisini a cercare di dare informazioni in tempo reale qui e anche sulla nostra pagina su Facebook.

    Che dire di più... speriamo in una tregua.

     
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  11. M U R P H Y
     
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    Tunisia: nuovi scontri, saccheggi e morti
    L'esercito lascia il centro della capitale
    I soldati non intervengono a Biserta e lasciano assaltare i supermercati.
    A Sousse in corso uno sciopero generale


    A Tunisi un morto nella notte: i manifestanti hanno sfidato il coprifuoco

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    MILANO
    - La tensione resta altissima in Tunisia, pur se l'esercito ha lasciato in mattinata il centro della capitale - che appare calmo con molti negozi aperti - dopo che mercoledì era stato decretato il coprifuoco notturno in seguito agli scontri che nella sola Tunisi avevano provocato almeno cinque vittime. Il coprifuoco però è stato ignorato da molti manifestanti, secondo testimonianze. Negli scontri avvenuti di notte nella capitale c'è stato un morto. Sono saliti a 23 i morti secondo fonti ufficiali di governo, mentre l'opposizione e gruppi di difesa dei diritti umani parlano di 58 vittime. Tra le persone rimaste uccise anche un docente franco-tunisino a Douz. Morta anche una cittadina con doppia nazionalità svizzera e tunisina. Oltre al tassista che sarebbe stato ucciso a Ettendhamen, ci sarebbero state vittime anche ad Amman-lif e Intilaka. Inoltre ad Hammamet i morti di mercoledì sarebbero due e non uno come si era precedentemente appreso.

    SACCHEGGI - Giovedì mattina ci sono stati saccheggi a Biserta, con l'esercito schierato in strada che non è intervenuto. Testimoni citati dall'Ansa hanno constatato che da un supermercato sono stati saccheggiati generi alimentari. Camionette dell' esercito sono arrivate sul posto, ma i militari non sono intervenuti. I soldati sono presenti in vari punti della città e hanno posizionato filo spinato davanti ad alcuni edifici strategici, fra cui le banche. Saccheggiata anche una birrerie lungo la strada fra Tunisi e Biserta. Testimoni affermano che sempre a Biserta è stato saccheggiato e poi dato alle fiamme un altro supermercato. «Non vogliamo saccheggi, la polizia è andata via perché qualcuno li potesse fare», accusa un gruppo di persone radunate di fronte alla sede del sindacato Ugt riportate dall'Ansa. «Non vogliamo saccheggi, sono atti premeditati. Noi vogliamo dignità e libertà».

    SCIOPERO - A Sousse, terza città tunisina, è stato indetto uno sciopero generale dai sindacati, mentre per venerdì sono previste due ore di sciopero generale a Tunisi. Il quotidiano francofono Le Temps segnala tre giovani morti a Degueche, nei pressi di Tozeur. Intanto il Parlamento si è riunto per discutere della crisi. I deputati hanno convocato una seduta straordinaria su richiesta del presidente Ben Ali per adottare provvedimenti in campo economico e sociale contro il carovita e la disoccupazione. Il capo di Stato mercoledì aveva deciso di creare una commissione d'inchiesta su alcuni casi di corruzione che riguardano diversi membri del governo.

    Corriere.it
     
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  12. M U R P H Y
     
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    Gli italiani di Tunisi: "Siamo preoccupati e perplessi"di Paolo Salvatore Orrù

    Gli studenti tunisini, sostenuti dai partiti dell’opposizione, proseguono la loro battaglia per il pane. Non è bastato, dunque, il gesto di “magnanimità” del presidente Ben Alì che, dopo aver licenziato il ministro dell’interno, con l’evidente intento di calmare gli animi, ha imposto la scarcerazione di tutti i fermati. Contemporaneamente, il capo del governo tunisino ha ordinato una notte di coprifuoco per tentare di arginare "disordini, furti e aggressioni contro le persone e i beni, che si sono verificati in alcune zone della città". Un ordine che molti tunisini non hanno voluto rispettare: nel corso della notte sono stati, infatti, segnalati molti focolai di tensione. “Stamattina, però, mentre venivo a lavoro – ha spiegato Claudia (nome di fantasia) un’impiegata italo – tunisina – nelle strade di Tunisi non ho assistito a nessuno scontro”. Mercoledì, invece, la situazione le era diversa: “Alcuni colleghi di lavoro mi hanno segnalato che in alcune parti della città ci sono stati alcuni tafferugli. Onestamente non so dire altro, anche perché ho evitato le strade del centro”. A Tunisi, almeno nelle prime ore del mattino ha regnato la calma. Nei “tafferugli” notturni, però, un uomo è rimasto ucciso. Tragico il consuntivo di mercoledì: negli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, secondo la televisione satellitare Al Jazira, nella capitale tunisina sono state uccise con colpi di arma da fuoco cinque attivisti, fra i quali un professore universitario. A Sidi Bouzid, con Hammamet è considerata una delle mete più belle di tutta la costa nord africana, dove gli scontri sono iniziati circa un mese fa, testimoni hanno visto migliaia di persone sfilare lungo le strade intonando slogan e cori contro il governo.L'Esercito, ha riferito ancora Al Jazira, si è attestato in alcune zone del Paese, ma per ora non sembra intenzionato a partecipare agli scontri. C’è, però, chi paventa un golpe, in alcuni blog tunisini si legge, ma le voci non sono state confermate, che è non è improbabile una decisa presa di posizione di quei militari che negli scorsi giorni si sono rifiutati di eseguire l’ordine, dato da Ben Ali, di disperdere i manifestanti. Secondo il quotidiano egiziano El Wafd, ma la notizia è confermata da altre fonti, la moglie e le figlie del presidente sarebbero negli Emirati.“Speriamo che le cose non siano ancora a quel punto – ha commentato Emanuele Minardo, preside della scuola italiana di Tunisi -. Certo la situazione non è facile. Ma non voglio dire di più, preferisco che a spiegare la situazione sia il nostro ambasciatore”. Minardi (che è anche un giornalista del Corriere di Tunisi) accetta, viceversa, di parlare della scuola italiana che dirige a Tunisi, l’istituto G.B. Hodierna (“un pezzo d'Italia ancorato in Tunisia”): “Posso dire che le scuole sono aperte ma che le lezioni e le altre attività didattiche sono sospese. Ma a protestare, ovviamente, non sono i nostri studenti. Certo gli italiani che abitano qui sono preoccupati e perplessi”. Il riferimento del professore agli studenti non è casuale: è proprio questa la categoria sociale più furente con Ben Alì. “Insieme agli studenti – spiega il preside – protestano anche i laureati e i diplomati in cerca di lavoro. Le ribellioni sono a macchia di leopardo e coinvolgono solo alcune aree”.

    Tiscali interviste
     
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  13. sergio41
     
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    Murphy ci sono notizie positive, se puoi riportale, non riesco ad aprire altre pagine ho problemi con il PC..... ho appena saputo telefonicamente che la tunisia è libera. :D
     
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  14. manu78
     
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    Ben Ali ieri sera ha dichiarato che nn si ricandiderà nel 2014, libertà di informazione e apertura di diversi siti internet fino a ieri oscurati dal Governo...
    speriamo sia davvero un nuovo inizio...coraggio Tunisia!!!!
     
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  15. M U R P H Y
     
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    Si, infatti... si tratta per lo più di promesse e, pare, qualche sceneggiata organizzatas in strada ad uso dei media.
    Cmq in questo momento è importante il cessare del fuoco.


    Ben Ali cede alla piazza
    "Non mi ricandido più"


    Folla festante in strada, ma erano gli uomini del partito
    che inneggiavano al governo
    DOMENICO QUIRICO

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    INVIATO A TUNISI
    L’ aveva in serbo il colpo di scena, Ben Ali, l’eterno presidente, per cercare di rovesciare il destino, ancora una volta. Il coprifuoco non aveva spacciato la rivolta, gli stavano i giovani scalmanati rubando la capitale strada per strada, quartiere per quartiere, nonostante la repressione e i morti. E allora ieri sera, ore venti, è apparso in tv. I tunisini non lo avevano mai visto così, loro abituati da vent’anni al suo sorriso grifagno, alle sue mirabolanti promesse: gli occhi di un uomo in trappola che cerca febbrilmente una via di uscita, che annuncia che nel 2014 alla fine del mandato non si ripresenterà «perché sarà troppo vecchio», che, umile, predica la pace e annuncia che abbasserà i prezzi di latte e pane, che concederà la libertà di stampa e di accesso a Internet e punirà chi ha sparato sulla gente, chi l’ha «mal consigliato» in queste quattro settimane di rivoluzione. «Vi ho capito», ha concluso.

    Il suo faccione si era appena spento sugli schermi e il centro di Tunisi è entrato in fregola. Una folla scalmanata felice che inneggiava ballava sciamava in inarrestabile parapiglia lungo la Avenue Bourghiba dove i poliziotti e i soldati erano spariti di un colpo. La fine scenografica di un regime tirannico? Un popolo felice che si riprendeva la sua città, travolgeva il coprifuoco, dopo averne ascoltato la resa? La vittoria della rivoluzione. Non è affatto certo. C’è il sospetto che fosse soltanto il suo popolo a celebrarlo, inquadrato (qualcuno dice pagato) dal partito al potere, una manifestazione «spontanea» di regime per dimostrare che c’è una Tunisia che adora il suo presidente e lo ringrazia per le sagge concessioni. I manifesti, le bandierine con la faccia di Ben Ali, gli slogan «grazie Ben Ali» intonati da cori di bimbi erano stati preparati in anticipo, i bus e i pick-up hanno trasportato il popolo festante fino alla manifestazione, molte auto che suonavano a tutta forza erano senza immatricolazione: la gente che si sporgeva dai finestrini in compunto delirio probabilmente erano poliziotti.

    E gli altri, quelli che ancora ieri si sono battuti nelle strade, dove hanno lasciato altri morti? Per ora tacciono. Vogliono che Ben Ali se ne vada, ma subito. Troppi morti ormai, troppa violenza perché si accontentino di meno. Sentono che il Potere cede, scricchiola. Le concessioni di Ben Ali in televisione restano, sono squarci enormi nelle giunture del Potere. Non accetteranno una vittoria rinviata, non transigeranno. Sanno che tre anni sono lunghi, che il presidente ha in serbo altri colpi bassi.

    Per ora la realtà resta comunque quella della repressione. Il «lavoro» in strada perfezionato da una sbirraglia borbonica, senza segni distintivi se non il randello esibito al momento giusto, ciurma di nerboruti che scendono da autobus normali come se fossero pendolari e si confondono, in attesa di passare a salutari tecniche coattive, tra la folla, osservando, ascoltando, spiando. Sicché non sai se quello che ti sta davanti è davvero un passante o un poliziotto votato e consacrato ai castighi.

    Picchiano duro, con metodo, sparano e uccidono: anche ieri quando i gruppi di giovani arrabbiati spuntavano ovunque, cercavano per il secondo giorno consecutivo di espugnare il centro, aggirandolo, moltiplicando gli attacchi, agglutinandosi dalle straducce sudicie che sono dietro rue de Rome, piazza dell’Indipendenza e la cattedrale, nel quartiere commerciale di Lafayette. Puntavano a sfasciare la sede del sindacato, tenacemente governativo, l’Ugtt, in rue Ali el Hammi. Un pomeriggio di battaglie senza gloria, e con cinque feriti, segnalate dalle fungaie, alte come incendi, dei lacrimogeni. Questa rivolta per ora assomiglia a una rivoluzione come la pornografia all’erotismo. Saccheggia certo, non alla cieca però. I magazzini e le ville della gente del Potere, come ad Hammamet, o i supermercati di un fratello di Leila, la moglie di Ben Ali, considerata capofila della cleptocrazia governativa. Un risultato l’ha già raggiunto, enorme: ha costretto il potere a essere esibito e crudele, quando finora la sua vera forza, la sua quintessenza consisteva nel tenersi nascosto e temperato, seppure corrotto e duraturo.

    Nella Tunisi della rivolta bisogna tener d’occhio i bar per sapere quando la battaglia, il subbuglio stanno per cominciare. Mezz’ora di anticipo, precisa, infallibile, come se ci fosse un bollettino meteorologico. Un avviso misterioso ma perentorio, e i camerieri spazzano i dehors, vi portano via sotto il naso, senza dire una parola, il sole il tavolo la sedia. Solo alla pasticceria «Monte Cristo» il capocameriere sillaba, quando viene il momento: «Messieurs, le émeutes!» con la solennità con cui annuncerebbe che l’aragosta è servita. Puntuale arriva, poi, il secondo segnale, le zaffate del fumo dei lacrimogeni che con dovizia la polizia sparge sulle teste infervorate dei ribelli. Allora gli agenti pigramente tirano fuori dai cappotti e dalle palandrane lunghi manganelli che impugnano come se fossero ombrelli, con il mediocre entusiasmo di «travet» della repressione.

    Dall’interno del bar, due finte bionde cinematografiche capaci di volgere gli occhi maschili e polizieschi nella loro direzione come fiori verso il sole, ringhiano biasimi, si avvelenano in deprecazioni. Giudicano la polizia moscia: «Picchiateli questi bastardi, che aspettate, sono la vergogna della Tunisia». Ma non sono vostri coetanei, studenti e laureati senza lavoro che si battono...? Le bionde inveiscono come un coro di Erinni: «Ma che laureati! Quelli sono teppisti, gente che vuole rubare nei negozi ben forniti!».

    È la gioventù dorata, i termidoriani di Ben Ali. C’erano anche loro ieri sera con le auto di lusso a sfilare in Avenue Bourghiba. E poi ci sono quelli che non sono ostili ai giovani rivoltosi ma che non scenderanno mai in piazza al loro fianco, la cui speranza sta tutta nell’impossibilità di ammettere che quel sistema così solido e possente stia davvero sul punto di crollare. Ben Ali perderà la partita quando anche costoro si uniranno ai manifestanti.

    Ora anche Tunisi ha i suoi morti, come le città insanguinate del centro e del Sud. Quello ucciso ieri in centro e gli altri caduti nella banlieue di Ettadhamen. Due morti sono certi, di loro si hanno anche i nomi, 24 e 25 anni, abbattuti freddamente, raccontano i vicini e gli amici. Come sempre, voci, impossibili da verificare. Come quelle che facevano salire il numero delle vittime all’alba di ieri a sei, otto. Gli ultimi, davvero, dell’era Ben Ali?

    La Stampa
     
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40 replies since 10/1/2011, 10:42   775 views
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