Viaggio al Sud - Tunisia

di Marina Cioccoloni

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    Viaggio al sud - Tunisia
    Testo e foto di Marina Cioccoloni

    Grazie alla gentile concessione degli amici dell'Organizzazione Umanitaria "Bambini nel deserto" ecco un altro viaggio fuori dai consueti itinerari turistici, un viaggio diverso, nel sud tunisino.

    "E’ bello il sud della Tunisia. Bello, arido e povero.

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    Dopo Kairouan, la città santa, e Sbeitla con le sue rovine romane, mentre si prosegue verso sud i verdi campi coltivati e i tamerici fioriti lasciano il posto a distese aride dove la vegetazione è sempre meno presente e la terra cambia colore, diventando in alcuni punti completamente ocra.

    Un paesaggio emblematico interrotto ogni tanto da piccoli villaggi e accampamenti di nomadi.

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    Tozeur a Nefta sono notoriamente le capitali dei datteri, quelle da cui provengono le qualità migliori, e non c’è negozio o banchetto in città che non ne abbia in vendita.

    La corbeille di Nefta, il nucleo antico dell’oasi, merita una sosta dopo di che la strada corre veloce verso Hazoua e il confine algerino. Poco oltre da un attendamento sbucano e corrono verso di noi due ragazzine. Ci fermiamo e tentiamo di scambiare con loro alcune parole ma ci accorgiamo che il loro francese è limitato e si riduce a poche parole, probabilmente imparate a memoria.

    Ci fanno vedere delle rose del deserto e ce le offrono in regalo.

    Allora, in nome del sacro rito del baratto, anche noi vogliamo ricambiare la cortesia e gli facciamo capire che vogliamo dargli in cambio qualcosa. Dal camper sbucano alcuni indumenti, giochi e, per non dimenticare la civetteria femminile, uno specchio che naturalmente suscita il loro più grande interesse.

    Sono felici ed è veramente gratificante vedere come questo scambio con le loro rose del deserto le abbia rese contente. Scattiamo un paio di foto per ricordo e lasciamo le piccole per continuare il nostro cammino fino al confine algerino dove un pulmino di algerini stanno espletando le ultime formalità per rientrare in Algeria.

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    La strada da qui piega a sinistra lungo il Chott El Jerid verso El Faouar. Soltanto pochi anni fa era ancora una pista ma ora, asfaltata, consente di fare il periplo del lago salato più grande della Tunisia anche a chi non sia provvisto di fuoristrada come nel nostro caso.

    E così, tra un miraggio e l’altro, dovuto ad una temperatura di oltre 38 gradi, e con varie soste a fianco di accampamenti nomadi dove ci vengono offerte altre rose del deserto in cambio di indumenti, arriviamo a Douz e alle sue dune di sabbia bianca, in tempo per il mercato del giovedì, notoriamente famoso perché comprende anche una sezione dedicata alla compravendita di animali, compresi i dromedari.

    Dopo aver girovagato per il colorato mercato, dove assistiamo alla vendita di un paio di dromedari oltre a quella di tanti altri animali (capre, pecore, montoni, oche, galline, pulcini, conigli) il nostro itinerario si dirige ad est verso Matmata per arrivare infine a Tataouine.

    Tataouine è l’avamposto dove chi vuole proseguire verso Remada e l’estremo sud deve fermarsi per ottenere il permesso dalla locale Garde Nazionale.

    Ma è anche una zona costellata di innumerevoli ksour, gli antichi granai-fortezza dove i berberi del sud della Tunisia stivavano il grano. Non sono moltissimi anni che questi manufatti hanno smesso di assolvere alla loro funzione e sono stati abbandonati.

    Nel raggio di diverse decine di chilometri ve ne sono moltissimi.

    Alcuni di loro si trovano nella parte più alta di un villaggio che comunque continua ad essere abitato e quindi continuano ad essere usati come cantine o depositi di attrezzi vari. Altri invece, troneggiano solitari in fondo al nuovo villaggio, o in cima a qualche collina. Salire lassù e sentire il rumore del vento che si infila nelle fessure delle costruzioni è un’esperienza da provare.

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    Fare una lista di gradimento per stabilire quale ksar sia il più bello o il “must”, quello da non perdere assolutamente in una visita da queste parti è lavoro improbo che non renderebbe giustizia a questi edifici.

    Alcuni hanno un loro fascino dovuto alla solitudine che li circonda, altri sono interessanti perché composti da più piani (Ksar Ouled Soltane ne vanta addirittura quattro) oppure hanno una pianta interna che li rende particolari, o sono collocati al di sopra di una vallata ed offrono una vista spettacolare, o semplicemente la luce del tramonto dà loro un aspetto e un colore indescrivibile che li rendono indimenticabili.

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    Come poterne consigliare uno o l’altro?

    Ognuno di quelli visitati ci ha lasciato qualche impressione da ricordare, in particolare quelli posti nella parte a sud di Tataouine dove abbiamo avuto molte occasioni di contatto con la gente locale, in particolare i bambini che ci hanno lasciato il ricordo del loro sorriso in cambio dei giochi ed indumenti che gli abbiamo lasciato noi.

    Ritornati verso nord e verso paesaggi più verdi sicuramente il nostro pensiero è rimasto laggiù, in quella parte di Tunisia solitaria e dimenticata dai percorsi obbligati del turismo di massa, tra quei bambini scalzi e vocianti che restano fuori dai programmi mordi e fuggi dei tour operator."


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    Un sentito grazie agli autori del diario di viaggio e gli amici di Bambini nel Deserto non soltanto per questo post ma per la loro attività umanitaria.

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