Ritorno al Monte dei Falchi

quando un viaggio nasce spontaneo come un pensiero

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  1. M U R P H Y
     
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    Grazie alla gentile concessione degli amici dell'Organizzazione Umanitaria "Bambini nel deserto" possiamo comprendere cosa voglia dire fare un viaggio fuori dai consueti itinerari turistici in mezzo ad una realtà difficile ma sicuramente appagante sotto ogni profilo ma soprattutto riguardo al profilo umano.


    RITORNO AL MONTE DEI FALCHI
    Testo e fotografie di Stefano & Cristina

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    Bello quando un viaggio nasce spontaneo come un pensiero, come un sorriso, come questo viaggio, come in un giorno di metà Settembre durante la pausa caffè mentre ti accendi una Camel telefoni alla donna che ami e gli chiedi “Cristina! Torniamo tra le Dune?” e senza aspettare la sua risposta continui “Sai, amore io ho voglia di… Timbaine…”
    E allora cominci a darti da fare per rinnovare il passaporto, per prendere i biglietti dell’aereo e raccogliere scarpine e vestitini metterli in una valigia e soprattutto telefonare ad Ahmed: una guida, un uomo del deserto, un beduino, un vero amico.
    Si parte e si atterra a Djerba, fuori dall’aeroporto ad attenderci Ahmed e il Toyotone e via sfrecciare verso Ajim e traghettare appena dopo il tramonto per poi raggiungere Matmata e la prima cena tunisina: al tavolo spiego ad Ahmed le mie intenzioni che vorrei andare a Kebili dal governatore per parlargli di “Bambini Nel Deserto” e che mi servirebbe un elenco di scuole del governatorato dove noi avremmo potuto intervenire in futuro, con le prossime spedizioni andando direttamente nelle scuole secondo i nostri modi di operare.

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    Il giorno seguente partiamo alla volta di Kebili arriviamo alla sede del governatorato e dopo aver parlato con 3 o 4 funzionari siamo stati ricevuti da un segretario che ci comunica che purtroppo il governatore è a Douz e che saremmo dovuti passare il giorno dopo, ma noi abbiamo insistito per poter parlare almeno con qualcuno che sia il responsabile delle scuole e cosi’ siamo stati ricevuti dal primo delegato (che sarebbe il vice governatore) e dopo avergli parlato di “Bambini Nel Deserto” e di come noi operiamo si è dimostrato molto contento per una futura collaborazione e che avrebbe preparato un elenco delle scuole con il materiale di cui avrebbero avuto bisogno e che ce lo avrebbe inviato tramite fax. Contenti per come si è concluso il colloquio e dopo le dovute strette di mano noi abbiamo ripreso la nostra strada verso Douz.

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    La mia soddisfazione era enorme, la mia felicità pure, già fantasticavo su tutto il materiale che avremmo potuto inviare e talmente perso nei miei pensieri che nemmeno mi sono accorto della strada tra Kebili e Douz.
    Nonostante il Ramadan, giunti a Douz e piu’ precisamente a Glissia, si è celebrato il sacro rito dell’ospitalità beduina a casa di Ahmed dove la madre ci ha accolto con datteri e latte di capra (che è la massima espressione di augurio e di felicità) e poco dopo la moglie ci ha offerto un’ottima zuppa tunisina consumata con i figli (dispensati dal Ramadan) a cui abbiamo lasciato vestiti e scarpe, a loro e ad altri bimbi del villaggio di Glissia.

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    Completato di caricare la macchina delle ultime necessità per il viaggio siamo partiti alla volta di Timbaine; passando da Essay dove ci siamo fermati su indicazione di Ahmed alla piccola scuola del villaggio constatando la seria necessità di intervenire. Per questo il primo gruppo in partenza l’abbiamo destinato a questa realtà, consegnando un computer e altro materiale didattico e vestiario.

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    Purtroppo, per ora, non siamo riusciti a soddisfare la richiesta del maestro di una fotocopiatrice per salvare i libri di testo dove vengono effettuati gli esercizi a matita e successivamente cancellati perché destinati ad altri bambini.
    Secondo noi, tale richiesta, sarebbe da estendere a tutte le scuole del sud tunisino in modo che creando delle copie degli esercizi i libri rimangono integri.
    Dopo aver consegnato parecchie biro agli alunni e salutato il maestro abbiamo imboccato la pista per Djbil passando dal “cafè du Desert” dove l’amico, e collaboratore di BnD, Tamer si è reso nuovamente disponibile per collaborare con le consegne indicandoci di volta in volta le famiglie piu’ bisognose. Ripreso il viaggio siamo giunti alle Abwab Timbiîn le mitiche 3 porte di sabbia del Timbaine, accampandoci dopo la prima.

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    La mattina, dopo una ricca colazione e una buona tazza di caffè italiano (perché il tè è un mito, ma il caffè è meglio), siamo finalmente arrivati a Gara Timbiîn (monte Timbaine detto anche monte dei falchi). Luogo che mi ha stregato fin dalla prima volta che l’ho visto, luogo che esprime al massimo il deserto tunisino dove spazio e tempo si annullano dove i pensieri si dissolvono e vengono spazzati via dal vento portandoli nel mare di dune che circondano la piana di Djedariet.

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    I restanti 4 giorni, che non stiamo a dettagliare, li abbiamo trascorsi nell’Erg Orientale nel percorrere il tragitto Timbaine, Ain Oudette Erchet, Dekanis, Cour Kleb, El Mida, Ain Sbat riuscendo a cogliere e a vedere tutto cio’ che il deserto ci poteva offrire: Sciacalli, Pesci del deserto, Varano, Gazzelle, Fenek e sopratutto abbiamo trovato i Nomadi che… ci hanno cantato “dio è morto” (dai perdonateci la pessima battuta del c…).
    Situazioni veramente toccanti, abbiamo effettuato tutti i campi in compagnia di famiglie di nomadi Algerini con molti bambini e a tutti abbiamo consegnato vestiti e scarpe in cambio di sorrisi, shukran, e piccoli ma grandi ricordi. Soprattutto rimarrà per sempre nei nostri cuori e nei nostri ricordi il campo di Ain Oudette Erchet in compagnia della famiglia Matughi composta da Fuva (20 anni), Nienna (12), Aisha (10), Amrè (7) a dal piccolo Ali’ di 4 anni con la serata trascorsa intorno al fuoco giocando con le bambine che imitavano i vari animali del deserto e che, a parte le traduzioni di Ahmed, il nostro unico modo di comunicare era fatto gesti e disegni sulla sabbia.

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    Alla mattina seguente abbiamo fatto conoscenza della madre, e del piccolo bimbo di pochi mesi, la signora ci ha voluto ringraziare e per ricambiare ci ha invitati al loro accampamento. L’essenzialità è tale che lascia a noi “turisti” sgomento e stupore nel constatare come sia possibile vivere così: con una capanna di canne, un recinto per il gregge, coperte e qualche vettovaglia. Poi vedendo giocare i bambini e la madre che allatta con le dune come sfondo… ecco la meraviglia… e pensiamo alle nostre case piene di cose inutili e ai nostri quadri per coprire insignificanti muri bianchi… Ci hanno fatto sedere con loro, la loro casa è il deserto, la loro casa è la nostra casa… nel deserto non ci sono muri…

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    Tra Ain Oudette e Dekanis abbiamo incontrato un’altra famiglia di nomadi algerini anche a loro abbiamo lasciato parecchi vestiti e scarpe per i bambini lasciando anche la borsa che li conteneva per il corredo della figlia più grande prossima al matrimonio . La madre continuava a mostrarci una vecchia ricetta medica che era impossibile decifrare… ehm..sembrava arabo….comunque abbiamo capito che gli occorrevano farmaci per la dissenteria e per la febbre, gli abbiamo lasciato i pochi medicinali che avevamo, e Ahmed gli ha spiegato come farne uso.
    Alcuni vestiti li abbiamo lasciati ad una famiglia di pastori,a El Mida, con cui abbiamo mangiato cous cous ,chiaramente dopo il tramonto, e parlando ci hanno detto che uno di loro era padre da pochi giorni,quindi anche i vestitini da neonato hanno trovato destinazione.
    Sulla strada del rientro da Ain Sbat a Tataouine prima ci siamo fermati al villaggio di Ksar Ghilane per raccogliere informazioni sulla scuola, nonostante fosse sabato l’abbiamo trovata chiusa e il maestro non c’era, ma abbiamo approfittato della presenza di alcuni bambini per consegnare gli ultimi vestiti rimasti, poi ci siamo fermati in un paio di scuole nella zona di Beni Kheddache e nella zona degli Ksur prima di Tataouine confermando le stesse richieste che abbiamo avuto durante la visita delle scuole nella zona di Douz.
    A Tataouine abbiamo fatto una breve visita al prof. Marino Zecchini, per pianificare le future collaborazioni soprattutto nella regione di Remada che, come quella di Douz, è una zona “d’ombra” dove gli “interventi ufficiali” sono minimi e le varie iniziative a favore della comunità si devono alla volontà dei singoli cittadini o delle associazioni come quella degli amici del museo della memoria della terra di Tataouine. Purtroppo non siamo riusciti ad incontrare il presidente dell’associazione il Dr. Habib Belhedi perché impegnato nell’allestire una mostra a Tunisi.
    Al rientro in Italia abbiamo avuto la deludente risposta da parte del Primo delegato di Kebili che ci ha comunicato che non può inviarci l’elenco delle scuole promesso, senza darci una valida motivazione. Pertanto continuiamo a considerare vano il nostro tentativo di avere una collaborazione da parte delle autorità locali e di conseguenza continueremo ad operare come abbiamo fatto fino ad ora.

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    Comunque nonostante i soliti politici la nostra voglia di continuare… la nostra voglia di vedere i bambini sorridere… la nostra voglia di deserto… ci porterà a intraprendere nuovamente il viaggio… e mentre ti accendi una Camel riprendi in mano il telefono e dici: “Cristina, amore… andiamo tra le Dune?…”


    Stefano & Cristina

    Copyright © 2004 Bnd
    Tutti i diritti riservati



    Un rinnovato grazie agli autori del diario di viaggio e gli amici di Bambini nel Deserto non soltanto per questo post ma per la loro instancabile e concreta attività umanitaria.

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    "Siamo un gruppo di amici che dedicano il loro tempo libero nel migliorare le condizioni di vita dei bambini nei Paesi in Via di Sviluppo.
    Non siamo dei professionisti e non siamo retribuiti in alcun modo per quello che facciamo.
    Dal 2000 a oggi siamo cresciuti sempre più; sia come impegni in Africa sia come numero di soggetti attivi all'interno della nostra organizzazione che non sono che alcuni dei tanti che con grande passione ed entusiasmo, ogni giorno, fanno qualcosa di concreto perchè pensano che un mondo migliore è possibile."


    Organizzazione Umanitaria Bambini nel Deserto ONLUS
    Registrazione Albo del Volontariato n°100 del 28.07.2000 Codice Fiscale 94094820365
    Sede Legale via A.Casoli, 45 41100 Modena (ITALIA), Sede Operativa via Canaletto, 88 41100 Modena (ITALIA)
    Tel. +39 335 61.21.610 e-mail [email protected], Fax +39 059 33.18.37 internet www.bambinineldeserto.org
     
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